Chi segue il pifferaio? Perché?

Il pifferaio magico
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Lascio aperta la domanda: è da raccontare ad un bambino?

Riflessioni e considerazioni:
Si salvò il bimbo zoppo, cosa può voler dire?
Chi è il pifferaio?
Chi segue il pifferaio? Perché?
Who’s following the Piper? And Why? 


Chi segue il pifferaio?

In noi c’è qualcosa che sa vedere l’incanto, che vuole andare avanti ridendo e cantando, mano nella mano con gli altri.
È la parte migliore di noi. È il bambino interiore che corre entusiasta dietro a chi sa farlo sognare.
E nell’immagine dei bambini di Hamelin che danzano persi dietro al pifferaio, c’è il nostro inseguire chimere.

Perché una simile sciagura?

"Non so darmi ragione di tutti quei bambini spariti; qual è il senso? una lezione per i genitori?” scrive Norma nel commento che ha inviato al blog.
Avvenne davvero qualcosa di tragico ad Hamelin attorno al 1300, ma ciò che viene tramandato non è la memoria alterata di un fatto storico.   

Se l’evento fosse stato tramandato come favola, siccome le favole si concludono con morali, il senso sarebbe chiaro:
Per avarizia i cittadini di Hamelin avevano cacciato i gatti, scelta assolutamente non indispensabile siccome cantine, granai e cucine erano ben riforniti, e miope, infatti causò il proliferare dei topi e l’inizio dei guai.
Purtroppo poi, anziché correggersi, i cittadini fecero di peggio. La ricompensa dovuta non era parsa loro esagerata, ma rifiutarono di pagare il pifferaio.
Se questa fosse una favola la morale sarebbe chiara: erano talmente avidi da comportarsi in modo disonesto, per questo furono puniti.

Ma questa non è una favola, è piuttosto una fiaba. Le fiabe non hanno morali.
Nell’immagine dei bambini che danzano dietro al pifferaio c’è come un’indicazione. Non è chiaro cosa sia, ma è come un monito di cui sentiamo di dover tener conto e non capiamo cosa sia.  

Con una morale sarebbe facile prendere le distanze, sarebbe facile condannare l’assennatezza che si trasforma in avarizia, in disonestà, per portare poi a perdere i bambini.
Invece noi sentiamo la disperazione dei cittadini di Hamelin, e disonestà, avarizia, avidità, sono solo parole. 


Senza morale prendere le distanze è più difficile. 
Il fatto è sappiamo anche noi che bisogna risparmiare, pensare al domani, lasciar perdere qule che non serve. 
Ci sono frasi che probabilmente sono anche nostre:
 “Abbiamo firmato qualcosa? ha un contratto scritto? No! E allora? la nostra parola contro la sua.”
 “Se stiamo a farci troppi scrupoli, siamo finiti. Tanto se non lo facciamo noi lo fa qualcun altro”
“L’obiettivo è massimizzare i ricavi minimizzando i costi”
“Voglio vederlo andare da un avvocato per quei quattro soldi. E quando ben ci va, prima che ci sia una sentenza definitiva hai voglia! Che poi non è detto che gli diano ragione.”
Il fatto è che la storia del pifferaio ci colpisce perché l’assennatezza dei cittadini di Hamelin è anche nostra.

Perché si segue il pifferaio?

Ad Hamelin tutto cominciò con la cacciata dei gatti perché qualcosina costavano.

Capita di rinunciare a questo o quello perché “qualcosina costa”.

Non sempre costa in termini di denaro, magari costa in termini di tempo o di energie che è opportuno dedicare al lavoro, alla famiglia, ad un’attività produttiva.
Non sempre si tratta di rinunciare a spendere, perchè per carriera, posizione sociale, status non si bada a spese. Si rinuncia "assennatamente" a ciò che non è funzionale, a quel che non serve per perseguire uno scopo.
 “È frequente che donne che non sono indipendenti sognino gatti e che siano attaccate in modo troppo “canino” a marito e figli: in questo casi, io sottolineo sempre cosa farebbe un gatto. Un gatto va per la sua strada. Sa cosa vuole e va per la sua strada. Arriva alle ore dei pasti e allora è veramente affettuoso. Ma quando se ne vuole andare : “Miao”” *
Ma cosa accade col dirsi troppo spesso “per me posso farne a meno”?
Siccome basta un niente per ribaltare le situazioni e rendere inutili le rinunce, è probabile che più sono le rinunce più aumentino le arrabbiature, l’amarezza per i mancati riconoscimenti, le inquietudini per il futuro, il senso d’impotenza.
Più sono le rinunce più aumentano i pensieri che rodono. Rodono come topi?!

Ed è per via dei troppi topi che poi c’è bisogno di un pifferaio.

Ma anziché correre dietro ad un pifferaio, cosa farebbe un gatto?  
 “Quando ero giovane mi divertiva sempre molto osservare quanto il gatto fosse un adulatore. Per esempio, quando veniva  a chiedere da mangiare o voleva essere accarezzato, si strofinava con la coda alzata e a volte, se non avevo tempo, dicevo “vattene” devo leggere”. Allora il gatto rispondeva: “va bene, d’accordo…” e cominciava a strofinarsi contro la sedia, come per dire: Se non mi accarezzi, mi accarezzo da solo! Va bene o stesso…” un cane sarebbe ferito nel profondo del cuore e vi guarderebbe pieno di rimprovero; non gli potreste fare una cosa del genere. Ma un gatto: “Oh, non importa…” Non si mette mai nelle nostre mani. È amichevole ci usa, ma resta indipendente” *
* M. L. Von Franz “La gatta


Il pifferaio magico
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Lascio aperta la domanda: è da raccontare ad un bambino?

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